Montagne e Trekking in Nepal

L’Himalaya, in sanscrito “Dimora delle nevi”, è la catena montuosa più alta della Terra e solo nel tratto nepalese comprende otto delle 14 vette che superano gli ottomila metri. Con la sua imponenza continua ad attrarre ogni anno da decenni centinaia di alpinisti e escursionisti che vogliono sfidare le difficoltà imposte dalla natura cercando di conquistare mete spesso al limite delle capacità umane. 

 

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Monte Everest, panoramica da Ovest.

 

Per quanto riguarda l’alpinismo, una delle prime vette raggiunte dall’uomo in questa regione fu il Trisuli, quota 7215 m, scalato nel 1907 da un inglese, Tom Longstaff. Dagli anni 20 in poi iniziarono i tentativi di conquista delle vette più alte, si superò più volte il tetto degli 8000 metri, ma molti furono gli alpinisti che ci lasciarono le penne. L’Annapurna I (“dea dell’abbondanza”), con i suoi 8091 metri, fu il primo ottomila ad essere conquistato dall’uomo, ma tutt’ora è considerato il più pericoloso insieme al K2, infatti detiene il rapporto più alto (superiore al 40%) tra incidenti mortali e ascensioni tentate.

 

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Villaggio di Yak Kharka (4035 m) sul Circuito dell’Annapurna. Sullo sfondo il massiccio centrale.

 

La conquista dell’Everest, la cima più alta in assoluto con i suoi 8848 metri, avvenne soltanto nel 1953 grazie ad una spedizione britannica. Da qui in poi fu un susseguirsi di spedizioni massicce e costosissime da parte di tutte le nazioni, con il coinvolgimento di centinaia di nepalesi reclutati tra le vallate per trasportare materiali e viveri. Con la spedizione italiana del 1973 composta da sessantaquattro alpinisti, furono mobilitati cento sherpa  e circa duemila portatori. L’effetto sulle montagne fu tutt’altro che positivo, poichè furono bruciate foreste intere per fornire legna da ardere alle spedizioni e moltissimi rifiuti rimasero sulle vette.

Con gli anni la tendenza per fortuna cambiò. Nel 1978 Messner e Habler conquistarono l’Everest senza l’uso di ossigeno, evento che stimolò in modo significativo l’avanzata di spedizioni leggere con squadre molto più piccole. Oggi l’alpinismo fornisce un’importante fonte di entrate per il paese, per poter scalare una vetta bisogna infatti pagare una tassa proporzionale all’altezza. Se si punta all’Everest, fra tasse e tutto il resto (guide, portatori, materiali…), bisogna  sborsare quasi 100mila dollari!

 

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Cordata di alpinisti.

 

Ma passiamo al trekking. Qui in Nepal c’è da sbizzarrirsi tra sentieri facili e tracciati più impegnativi e si possono sicuramente accontentare tutte le esigenze. Molti tracciati sono utilizzati anche dalle spedizioni per l’avvicinamento alle vette più alte, ma gli altri, la maggioranza, sono quelli percorsi dalla popolazione montana locale per spostarsi quotidianamente. Esistono trekking da fare in giornata, altri che durano pochi giorni, fino ad arrivare ad itinerari più lunghi, di varie settimane.

 

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Panorama dal trekking Helambu e Langtan. Foto di Luca e Bettina.

 

L’attrattiva principale di un trekking in Nepal è sicuramente il paesaggio, tra boschi, vallate profonde, altopiani ed impressionanti zone aride. Si cammina sapendo di fiancheggiare montagne che sono alte quasi il doppio del Monte Bianco, e questo ha un fascino pazzesco. In certi casi poi si possono raggiungere quote anche molto alte, superiori ai 5000 metri, aspetto che di per sè rappresenta una bella sfida per un escursionista. Il tutto attraversando villaggi locali ed incontrando popolazioni appartenenti a diversi gruppi etnici.

 

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Circuito dell’Annapurna. Dopo vari giorni di trekking, stiamo per raggiungere il Thorong Base Camp, a 4540 metri. Sullo sfondo il massiccio dell’Annapurna.

 

Tutti i sentieri sono in genere ben tenuti e ben segnalati. Là dove oggi si stanno costruendo strade, si cercano contemporaneamente di tracciare nuovi percorsi alternativi per evitare il traffico di fuoristrada e moto. Per quanto riguarda i dislivelli che si devono superare, bisogna mettere in conto che quelli complessivi quotidiani tra punto di partenza e arrivo non corrispondono quasi mai a quelli effettivi, è infatti peculiarità dei sentieri del Nepal la presenza di continue salite e discese, anche molto ripide.

Altro aspetto fondamentale da sapere e rispettare riguarda l’ecosostenibilità. E’ dovere di ogni escursionista porre particolare attenzione all’ambiente e all’impatto creato dal proprio passaggio. Buona norma è portare con sè i propri rifiuti ed evitare l’utilizzo di bottiglie in plastica, preferendo borracce da riempire con acqua trattata (vd. sezione “medicinali”, in questa pagina).

 

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Sali.. scendi.. sali.. scendi… caratteristica tipica dei sentieri del Nepal.

 

Per informazioni su periodo dell’anno migliore per un  trekking, precauzioni generali da adottare, attrezzatura, necessità di assicurare un adeguato acclimatamento se si superano i 3500 metri di quota, sul dove dormire e sul cosa mangiare, valgono in generale le considerazioni che ho scritto sul Circuito dell’Annapurna, in questa pagina. Per quanto riguarda i permessi, necessari sia per fare il trekking, sia per entrare nelle aree naturalistiche montane, bisogna andare negli uffici del turismo a Kathmandu o Pokhara, il loro costo è variabile a seconda del percorso scelto. I permessi vengono controllati periodicamente sul percorso. 

 

 I 5 trekking più famosi e belli del Nepal

1. Everest Base Camp.
  • Durata: da 14 a 20 giorni.
  • Quota massima: 5545 metri.
  • Permessi: TIMS card, Sagarmatha National Park ticket.
  • Partenza/arrivo: Aeroporto di Lukla…. che di per sè è già.. diciamo.. “suggestivo”! Ha una breve pista in pendenza ricavata sul pendio di una montagna, proprio a ridosso di una parete rocciosa verticale. Io non ci sono stata ma a detta di chi ha provato l’esperianza, pare faccia davvero paura, sia per l’atterraggio che per il decollo. Potete vedere un video su questa pagina di wikipedia.
  • Il percorso si sviluppa tra continui sali scendi anche molto ripidi, ponti sospesi, boschi, paesaggi aridi e la meravigliosa catena dell’Himalaya sempre in vista. Non è un anello, per cui andata e ritorno per il Base Camp sono sugli stessi sentieri.

 

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Lukla Airport.

 

2. Circuito dell’Annapurna
  • Durata: da 12-19 giorni.
  • Quota massima: 5416 metri.
  • Permessi: TIMS card, ACAP ticket.
  • Partenza/arrivo: da Besisahar a Muktinath oppure Jomson, ma si può camminare fino a Pokhara.
  • Si tratta di un anello che attraversa ambienti naturali diversissimi fra loro. Per maggiori dettagli su questo trekking, vai a questa pagina del sito.

 

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Dal trekking sul Circuito dell’Annapurna

 

3. Santuario dell’Annapurna o ABC (Annapurna Base Camp)
  • Durata: da 7-9 giorni. Combinato con Poon Hill/Annapurna Panorama Trek, sono 10-14 giorni.
  • Quota massima: 4095 metri.
  • Permessi: TIMS card, ACAP ticket.
  • Partenza/arrivo: da Phedi, a mezz’ora di bus da Pokhara, fino a Nayapul.
  • Il Santuario dell’Annapurna è un bacino glaciale, un altopiano di forma ovale circondato da un anello di montagne e caratterizzato da ecosistemi molto diversi fra loro, per questo il trekking è molto suggestivo. Si parte attraversando un ambiente tropicale e molto verdeggiante, si attraversano poi distese di conifere, per arrivare infine nella parte spoglia e spesso innevata delle quote più alte.

 

Nell’area all’Annapurna sul lato di Pokhara ci sono molti sentieri tracciati che offrono una moltitudine di combinazioni di trekking, tutti con viste mozzafiato sulle vette Annapurna Sud, Dhaulagiri e Machapuchare. Ad esempio, se si hanno pochi giorni a disposizione, si può raggiungere Poon Hill (3180 m) passando per Tatopani e Ghorepani e ritornando poi a Nayapul. Sono tre giorni tra giungle e foreste meravigliose, sulla gola del fiume Gandaki, tra panoramiche vette himalayane. Per questo trekking si parte da Pokhara e il periodo migliore è tra marzo e aprile.

 

4. Helambu e Langtan

Entrambi questi trek si trovano nella zona settentrionale della valle di Kathmandu, essendo vicini alla capitale, sono l’ideale se si ha poco tempo a disposizione. Il trekking dell’Helambu si può fare in sette giorni e la partenza è ad un’ora soltanto da Kathmandu. Si sviluppa tra foreste e vallate lussureggianti, attraversa piccoli villaggi di cultura Sherpa e gode di viste spettacolari sulle vette Langtang (7245m), Ganesh Himal (7405m) e Dorje Lhakpa (6990m). Il trekking del Langtang dura invece circa due settimane, permette di incontrare una notevole varietà di culture e paesaggi e arrivare in zone più remote e relativamente disabitate. I due trekking si possono unire sia percorrendo la zona dei laghi Gosainkund, sia attraversando il passo Ganja La a 5106 metri.

 

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Villaggio sul trekking Helambu e Langtan. Foto di Luca e Bettina.

 

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Lago Gosainkund. Foto di Luca e Bettina.

 

5. Altri trekking

Esistono poi altri trekking meno frequentati, sia per le difficoltà dei percorsi, sia perchè può essere difficile trovare un posto per dormire e mangiare e bisogna essere autosufficienti. Alcuni di questi si possono realizzare solo se accompagnati da agenzie riconosciute. In certi casi vengono richiesti permessi speciali anche molto cari, come per il Dolpo e il Mustang.

 

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